Sant'Angelo in Pontano
 
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Pro Loco di Sant'Angelo in Pontano. provincia di Macerata. regione Marche. Patrono San Nicola da Sant'Angelo in Pontano detto da Tolentino. Parrocchia SS. Salvatore. Mostra e Fiera degli Uccelli. Sagra del Polentone. EtnoCulture. Sagra del Tortellino. 100 Presepi da tutta Italia. Concorso Nazionale di Poesia. Una Poesia per l'infanzia. Associazione Sportiva Dilettantistica Eroica. Corpo Filarmonico cittadino. Perigeo. UNPLI. AIAP. Nell'entroterra delle colline maceratesi, al confine con le terre picene, tra il mare ed i monti Sibillini, Sant'Angelo è il tipico esempio di piccola comunità al centro di quella "Bella Italia" che all'estero viene sempre più apprezzata per essere ancora a misura d'uomo. Un microcosmo dove ci si conosce tutti, con i pregi e i difetti della provincia marchigiana.
 
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Torna ad alzarsi il sipario dopo 40 anni

Salendo per la via di San Nicola, qualche decina di metri dopo la Torre dell’Orologio, sulla destra, davanti al piccolo slargo, dove inizia l’ascesa per salire a quello che una volta era il girone del castello, si incontra il teatro comunale dedicato a Nicola Antonio Angeletti, un patriota Santangiolese del Risorgimento al quale è intestata anche la piazza principale del paese.
E’ uno dei 70 teatri storici delle Marche, ed è uno dei 23 della provincia di Macerata; all’esterno appare come una delle tante case vecchie del paese, senza pretesa alcuna, all’interno è una bomboniera.
Questo palazzo fino a quasi la metà dell’Ottocento fu la sede del Comune: qui si riunivano i massari prima e poi il gonfaloniere con gli anziani. Vi era anche la sala per le riunioni del consiglio comunale, e questa sala già nel secolo XVIII veniva anche concessa ed usata per recite, spettacoli e feste da ballo. Nella parte seminterrata del palazzo, accessibile del di sotto, vi era il forno comunale per il “pan venale e casaleno”, che è stato in funzione sino ad oltre la metà del secolo scorso. Dal lato opposto al forno, in un altro seminterrato, vi era un pistrino ovvero un frantoio per le olive.
Quando dopo il 1880 la sede comunale, sistemata in un primo tempo nell’ex convento francescano in piazza, fu spostata nel monastero che le Benedettine erano state costrette a lasciare, si pensò subito di utilizzare il fabbricato resosi disponibile per costruirvi un teatro, come era già avvenuto in altri paesi circostanti. Già nel 1886 l’amministrazione comunale aveva stanziato le prime 100 lire allo scopo. Si costituì allora una società di 19 condomini che, con le loro quote e con altri stanziamenti comunali, riuscirono ad iniziare e portare a termine l’opera, per la cui realizzazione fu necessaria una somma di poco inferiore alle 10.000 lire.
Progettista del teatro fu l’ing. Vermiglio Vermigli ed il capomastro costruttore Quirino Latini, entrambi Santangiolesi. I lavori di decorazione furono eseguiti dal pittore Pietro Giovannetti di Ancona, che nel 1877 aveva già decorato il teatro comunale di San Ginesio e precedentemente altri teatri della zona. Il teatro fu inaugurato la sera del 16 settembre 1883.
La struttura è a ferro di cavallo. Al palcoscenico di scena, chiuso da un bel sipario sul quale è raffigurato il busto di Nicola Antonio Angeletti (attualmente da restaurare), illustre protagonista Santangiolese del Risorgimento Italiano, fanno corona ben 22 palchi, scanditi da balaustre con cornici in legno dorato e rivestimento di velluto rosso sul poggiavano, suddivisi in due ordini, che insieme alla platea ed al loggione sottostante i palchi, consentono una capienza di 150 spettatori (attualmente omologato per 110).
Il Giovannetti abbellì la sala con notevole maestria. Sul soffitto egli dipinse quattro medaglioni con i ritratti di Rossini, Goldoni, Alfieri e Bellini; intercalati a questi medaglioni pose altrettanti ovali con raffigurate le allegorie delle quattro principali arti teatrali: la tragedia, la commedia, la musica e la poesia. Con motivi floreali e musicali completò il tutto, ottenendo nell’insieme un ottimo risultato.

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Dal giorno della sua solenne inaugurazione ufficiale che, come detto prima, avvenne il 16 settembre 1883, il Teatro fu un luogo di ritrovo e di svago per i Santangiolesi e divenne soprattutto luogo di incontro per i giovani del tempo. Oltre alle feste danzanti e veglioni organizzati per Capodanno e nel periodo di Carnevale, nel corso dei quali nascevano amori e si creavano le basi dei fidanzamenti, il Teatro dava la possibilità a tante persone, giovani e meno giovani, di cimentarsi in modo diretto ed attivo nelle “recite”. La Società Filodrammatica attirò infatti sempre molta gente e si può dire che, a parte i giorni di rappresentazione, era il Teatro un luogo di ritrovo in occasione delle numerose prove di preparazione delle recite stesse, quando nelle fredde sere d’autunno e d’inverno, si calcava il palcoscenico riscaldati da qualche fumosa stufa e dalla brace rosseggiante contenuta nei caratteristici scaldini di terracotta, portati da casa, che si tenevano in mano.
Anche il Cinematografo fece il suo ingresso in Teatro e ciò avvenne solo dopo l’ultima guerra mondiale, quando cambiarono i tempi e la mentalità: prima infatti il proiettare i film nel teatro era considerato cosa disdicevole e non opportuna. Fu allora attrezzato a cabina di proiezione il palco centrale del secondo ordine e lo schermo bianco venne posizionato di fronte al sipario.
Oltre che per la proiezione di film, il Teatro venne usato ancora per spettacoli, veglioni e feste varie sino a tutto il decennio 1960-1970, ma sempre più raramente, fino a che non si giunse alla sua definitiva chiusura in quanto non aveva più i requisiti di sicurezza richiesti dalle norme vigenti.
I lavori di restauro sono iniziati il 30 aprile 1998 ed oggi sono giunti a conclusione, restituendo alla comunità un gioiello rimasto per troppo tempo nascosto. La giornata inaugurale di lunedì inizierà alle 17.30 con il tradizionale taglio del nastro e il Corpo Filarmonico cittadino che suonerà l'Inno di Mameli; a seguire gli interventi delle autorità.

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